giovedì 9 agosto 2012

Finalmente ammettono quello che pensano...e poi esagero quando dico che"ci sono una serie di condizioni politiche sociali e culturali che mi BLOCCANO e che 20 anni fa' non c'erano?" stanno riorganizzando tutto tagliandoci fuori..da considerazioni di previdenza assistenza diritti lavorativi...la nostra generazione deve servire da carne da macello e manodopera a costo zero per la nuova italia che hanno in mente(molto piu' iniqua e massone aristocratica di quella dei nostri genitori e cugini piu' grandi,ventenni negli anni '80...).Unica soluzione sarebbe quello che so' io...ma CON CHI? con i pischelli di ora che non sanno neanche di cosa parlo? Con i Vecchi che non riescono a capire come siamo arrivati a questa situazione?(se solo pensassero a quello che hanno fatto succedere senza battere ciglio ,abituati oramai AL BENESSERE e senza capire che quel BENESSERE VENIVA dalle lotte dei nostri nonni prima e di loro stessi DA GIOVANI poi? Senza capire che senza SANGUE il potere non ha MAI CONCESSO NIENTE?...MAI NELLA STORIA CONTROLLA! Con chi cammino nella mia LOTTA? Con chi posso solo pensare di lottare? E allora ACCETTO di ESSERE FINITO A 30 ANNI?..............NON CREDO PROPRIO...quindi non mi dire piu' di darmi una CALMATA,la voglia di lottare e non darla vinta mi tiene in vita...e per forza a volte la pressione prende il sopravvento...La mia generazione diventa O BASTARDA(venduta prona schiava di chi e' responsabile della situazione) O FONDE IN TESTA come petardi...IL PUNK NON ESISTE PIU'?IL PUNK HA PIU' SENSO ORA CHE NEGLI ANNI '80! COSTRETTI A SANGUINARE,PER SEMPRE!.........MA PAGHERETE TUTTO...
I SECCATORI (da uno scritto di G. Deleuze, <<Le Monde>>, 7 aprile 1978)

Perché i palestinesi sarebbero dei <<validi interlocutori>> dal momento che non hanno un paese? E perché dovrebbero averlo dal momento che gli è stato tolto? Non si è mai data loro altra scelta se non quella di arrendersi senza condizioni. Non gli si propone altro che la morte. Nella guerra che li oppone a Israele, le azioni di Israele sono considerate delle risposte legittime (anche quando appaiono sproporzionate), mentre quelle dei palestinesi sono trattate esclusivamente come terrorismo. Oltretutto, un morto arabo non ha lo stesso valore né lo stesso peso di un morto israeliano. 
Israele, dal 1969, non ha mai smesso di bombardare e di mitragliare il Sud del Libano. Ha riconosciuto esplicitamente che la recente invasione di questo paese non era una risposta all’azione del commando di Tel Aviv (trentamila soldati contro undici terroristi), ma il coronamento premeditato di tutta una serie di operazioni di cui si riserva l’iniziativa. Per una <<soluzione finale>> del problema palestinese, Israele può contare su una complicità quasi unanime degli altri stati, con nuance e restrizioni diverse. I palestinesi, gente senza terra né stato, sono dei seccatori per tutto il mondo. Per quanto ricevano armi e denaro da alcuni paesi, sanno quel che dicono quando dichiarano di essere assolutamente soli.
I combattenti palestinesi, inoltre, affermano che in fondo hanno riportato una vittoria. Nel Sud del Libano avevano lasciato solo gruppi di resistenza, i quali sembrano aver retto molto bene.
Per contro l’invasione israeliana ha colpito alla cieca i rifugiati palestinesi, i contadini libanesi, un intero popolo di coltivatori poveri. Distruzioni di villaggi e di città, e massacri di civili sono stati confermati: l’utilizzo di bombe a grappolo è segnalato da diverse fonti. Sono anni che la popolazione del Libano meridionale non smette di andarsene e ritornare, in un esodo infinito, sotto i colpi di forza israeliani che non si capisce bene in cosa si distinguano dagli atti terroristici. L’ultima escalation ha lasciato in strada duecentomila persone senza un tetto. Lo stato di Israele applica al Libano meridionale il metodo già sperimentato in Galilea e altrove nel 1948: <<palestinizza>> il Sud del Libano.
I combattenti palestinesi nascono dai profughi. Israele pretende di vincere i combattimenti facendo altre migliaia di rifugiati, da cui nasceranno nuovi combattenti.
Non sono soltanto i nostri rapporti col Libano che ci fanno dire: lo stato di Israele uccide un paese fragile e complesso. C’è anche un altro aspetto, più inquietante. Il modello Israele-Palestina è determinante nell’attuale problema del terrorismo, anche in Europa. L’intesa mondiale tra gli stati, l’organizzazione di una polizia e di una giurisdizione mondiali, che si stanno preparando, portano necessariamente a un’estensione in base a cui la gente sarà sempre più assimilata a <<terroristi>> virtuali. Ci troviamo in una situazione simile a quella della guerra di Spagna, quando la Spagna serviva da laboratorio e da sperimentazione per un futuro ancora più terribile.
Oggi, è lo stato di Israele a compiere la sperimentazione. Fissa un modello di repressione che sarà adattato e fatto fruttare in altri paesi. C’è una forte continuità nella sua politica. Israele ha sempre ritenuto che le risoluzioni dell’Onu che lo condannavano verbalmente, di fatto gli dessero ragione. L’invito ad abbandonare i territori occupati l’ha trasformato nell’obbligo di istallarvi delle colonie. Attualmente ritiene che l’invio di una forza internazionale nel Sud del Libano sia eccellente … a condizione che essa si incarichi in sua vece di trasformare la regione in una zona di polizia o in deserto controllato (una settimana dopo l’invio delle forze israeliane che occuparono fino a un sesto del territorio libanese, i caschi blu dell’Onu si istallarono nel Sud del Libano). E’ un curioso ricatto, da cui il mondo intero uscirà solo se ci sarà una pressione sufficiente affinché i palestinesi siano infine riconosciuti per quel che sono, dei <<validi interlocutori>>, perché dentro uno stato di guerra di cui non sono certo i responsabili.